Riceviamo e pubblichiamo questo contributo da Maria Antonietta Accettura, amica e corsista del Corso di Competenze Trasversali “Recupero, caratterizzazione e mantenimento dell’agro-biodiversità delle colture orticole pugliesi” dell'Università di Bari, che ha voluto raccontare la sua “Storia di terra e biodiversità”. Un racconto che, speriamo, possa essere fonte di incoraggiamento e di speranza per molti.
«Nella primavera del 2016, percorrendo la strada provinciale che da Bitritto porta a Modugno, vidi su un vecchio cancello “vendesi”.
Ormai alle soglie della pensione, dopo una vita di scrivanie e di città, cercavo da tempo un luogo dove sfogare il mio desiderio di campagna e quel posto mi sembrò da subito perfetto.
Si trattava di circa mezzo ettaro di terra, prospiciente il Casale di Balsignano, delimitato su due lati dalla Lamasinata. Uno di quei terreni in pendenza, adatto ad una agricoltura "marginale". Nel fondo c'era anche una casa in pessime condizioni.
Il posto era già da alcuni anni in totale abbandono. L'erba secca ed alta occultava ogni cosa; le zanzare, provenienti da un vecchio invaso di acqua piovana, ronzavano a stuoli. Percorrendo con difficoltà il viale che portava alla casa, dall’erba emergevano altissimi pini, alcuni completamente secchi. Quelli vivi avevano i tronchi anneriti da un incendio avvenuto un paio di anni prima. Sul lato sinistro una lunga distesa di fichi d'india prometteva bene. Impazzisco per i fichi d'india, con quel sapore che va dritto all'anima. Un gelso nero mi dette il benvenuto sbattendomi in faccia un ramo con qualche frutto striminzito.
Sulla destra, lungo il muro di confine alcuni vecchi ulivi da sistemare e qua e là un po' di alberi di melograno, fico, limone ed anche arbusti ed alberelli selvatici, tutti malconci e sofferenti. Qualcuno mi disse “sei pazza a comprare un posto così”. Ma io vedevo, dietro quel cancello, un mondo bello, fatto di orti, di alberi che grondavano frutti deliziosi, di animali che vivevano liberi e felici.
Dopo qualche mese, la trattativa per l'acquisto andò in porto ed io e mia madre novantenne, varcammo finalmente il cancello del sogno. Fu un momento di grande soddisfazione ma la felicità non durò a lungo. Man mano che veniva falciata l'erba alta, dalla terra emergevano ovunque bidoni e crateri, esiti di roghi, mucchi di vetri e rifiuti vari. Appresi dai proprietari dei fondi vicini, che la casa era stata per anni abitata da un tizio che faceva raccolta di rifiuti ferrosi. Separava il ferro dalle parti in plastica e bruciava nella terra i materiali di risulta.
Mi prese un enorme sconforto. A pensare che avevo comprato il fondo per vivere in un contesto sano ed autoprodurmi del cibo salutare. Il sogno rischiava di finire miseramente sommerso dai rifiuti.
Ma non mi arresi, con caparbietà cominciai a ripulire ogni angolo.
Il lavoro fu impegnativo ed estenuante. Si verificò anche un altro episodio angosciante.
I nuovi alberi da frutto che avevo piantato all'inizio della stagione invernale, dopo qualche giorno non c'erano più. Sembrava assurdo, ma qualcuno li aveva rubati, approfittando del fatto che sul retro della proprietà la recinzione era rotta. Avevano rubato anche le poche galline che stavo allevando.
Pensai, con grande preoccupazione, che il contesto fosse ostile e pericoloso.
Ma le autorità locali mi assicurarono che la zona era tranquilla e che il furto era opera di qualche balordo di passaggio. Mi affrettai a riparare la recinzione.
Il progetto proseguì, fra tante difficoltà ma senza grossi problemi. Furono effettuati i lavori preventivati: smaltimento degli alberi secchi, potatura di quelli ancora vivi, bonifica dell’invaso di acqua piovana, riattivazione del pozzo artesiano, creazione di condutture per l'impianto di irrigazione, piantumazioni, ecc...
Oggi la terra appare ben sistemata, ed è una grande soddisfazione aver restituito bellezza a questo piccolo angolo di mondo. Ho conservato volutamente l'aspetto selvatico, naturalistico. Infatti, per favorire la biodiversità lascio proliferare le erbe spontanee, allevo gli alberi selvatici da frutto e non, aiutandoli nella crescita ed eventualmente innestandoli, non faccio trattamenti chimici. Gli interventi sul terreno sono ridotti all'essenziale. Le erbe falciate vengono lasciate in loco dove si decompongono e formano nuova biomassa. Ciò ha prodotto, nel corso di quasi dieci anni, un aumento di qualche centimetro dello strato superficiale di terreno fertile. Per favorire l'impollinazione ho introdotto alcune arnie. Il risultato è che produco, senza grosse pretese, buona parte del cibo che mangio: olio, frutta fresca e secca, verdure selvatiche e non, miele.
Tutto il contesto mi regala, durante le mie innumerevoli esplorazioni, belle sorprese: una pianta mai vista che spunta magicamente da qualche parte, un albero che fruttifica dopo anni di attesa, un innesto ben riuscito. Le scoperte non finiscono mai.
Il bilancio fra l'impegno profuso ed i risultati conseguiti è tutto in positivo. Il ritorno in termini di salute, miglioramento dello stile di vita, attività fisica, alimentazione, è notevole rispetto alla vita di città.
Non mancano gli animali domestici ad animare il contesto: un cane, un gatto e mitiche galline che contribuiscono col loro ruspare a lavorare e fertilizzare il terreno. Ci sono poi gli animali selvatici. Sugli alberi nidificano varie specie di uccelli. Ci fu un periodo in cui tutte le mattine veniva a farmi visita un grosso airone bianco. In estate è possibile incontrare innocui cervoni e biscie, ricci, lucertole e qualche bellissimo rospo smeraldino e di notte si intravede qualche lucciola. Non è raro durante la piantumazione incontrare grossi lombrichi che fertilizzano il terreno.
Cosa si può volere di più?
È ovvio che ci sono anche le sconfitte e i dispiaceri, per esempio, un albero che muore, l'orto che non decolla. Per questo ho deciso con entusiasmo di partecipare al Corso sulle Competenze Trasversali, organizzato nell'ambito del Progetto Biodiverso. Ringrazio il prof. Santamaria, i suoi collaboratori per la calda accoglienza, per l'ampio respiro dei temi trattati, per la disponibilità ad acquisire il contributo di ogni partecipante e soprattutto per avermi riempito il cuore con la certezza che, fra le brutture dell'attuale umanità, esiste chi si fa promotore di buoni sentimenti ed azioni encomiabili.».
Di seguito, infine, una breve galleria fotografica dei luoghi raccontati.