Agrobiodiversità

Bentornato ‘Francaidda’. In terra natia dopo più di cento anni

Condividi questo articolo:
Agrobiodiversità

In occasione della settimana dedicata alla biodiversità, l’Azienda Agricola Fratelli Lillo di Francavilla Fontana (BR) ci parla di un progetto cui tiene in modo particolare.

Fabio, volto giovane dell’azienda, qualche mese fa ha deciso di impiantare il ‘Francaidda’ (o ‘Francavidda’), un vitigno autoctono a bacca bianca che rientra in alcune denominazioni DOC e IGT di Puglia. 

Originario della provincia di Brindisi, il ‘Francaidda’ era ormai quasi del tutto scomparso dal suo più importante areale di produzione, il territorio comunale di Francavilla Fontana, da cui prende il nome. Qui veniva definito «paia debiti» o «benchia popolo» per la produzione generosa che riusciva a garantire, mentre a pochi chilometri di distanza, a San Vito dei Normanni, era conosciuto come «tuestulu», per via probabilmente della durezza e compattezza dei suoi acini. 

L’elevata sensibilità verso malattie e avversità ha concorso a ridurre drasticamente la diffusione di questo vitigno che, tutto sommato, è stata discretamente conservata in Valle D'Itria. 

I lavori di recupero e messa a dimora del ‘Francaidda’ sono partiti da molto lontano. Lo possiamo dedurre dalle schede di indagine bibliografica allegate al presente articolo, ottenute da Fabio tramite il CREA Viticoltura e Enologia di Conegliano (TV). Sono tratte da un’opera pubblicata tra gli anni ’50-’60 del 1900, promossa dall’allora Ministero per l’Agricoltura e Foreste e coordinata dai professori Giovanni Dalmasso ed Italo Cosmo che operavano all’interno dell’Istituto Sperimentale di Viticoltura e di Enologia di Conegliano. Nella Commissione per lo studio ampelografico dei principali vitigni ad uve da vino coltivati in Italia lavoravano anche Salvatore Del Gaudio e Domenico Giusto, ricercatori di vitigni autoctoni in Puglia, che hanno riportato in queste pagine lo studio fatto sul clone di ‘Francaidda’ presente in contrada Molillo, in agro di Ostuni (BR).

Con l’aiuto del Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura (CRSFA) ‘Basile Caramia – Gigante’ di Locorotondo (BA), centro di conservazione del germoplasma  viticolo autoctono della nostra regione, Fabio ha potuto riportare nei suoi terreni (per ora) ben 1000 barbatelle di ‘Francaidda’.

Questo è solo il primo passo di un progetto più ampio che vedrà la reintroduzione in azienda di colture frutticole e orticole autoctone pugliesi. Noi non vediamo l’ora di andare avanti e di conoscere a fondo la famiglia e la vocazione agricola di questa terra. È per questo che ci siamo promessi di recarci presto in campo da loro per seguire da vicino gli sviluppi della vicenda. 

Come si dice in questi casi? Stay tuned!

Leggi anche: