Il Tavoliere delle Puglie, la seconda pianura più estesa d’Italia, è stata storicamente un’area poco popolata e, per secoli, anche poco coltivata.
Con l’avvento della coltura granaria, il Tavoliere diventa un deserto cerealicolo, numerosi però restano i pantani e le aree paludose da bonificare.
Bisogna infatti attendere i primi decenni del Novecento affinché il regime fascista attuasse una grande opera di bonifica integrale della pianura, attraverso una mole di interventi di pianificazione territoriale e opere idrauliche.
Uno dei segni più tangibili lasciati dalla grande bonifica, li possiamo osservare nei filari di eucalipti piantati che interrompono la monotonia del paesaggio caratterizzato, oggi, dalla monocoltura intensiva e che aprono un vero e proprio varco di biodiversità.
Gli eucalipti sono stati i primi e tanto attesi alberi a essere piantati, principalmente come frangivento, ovvero per mitigare i danni causati dal vento limitando l’erosione del suolo e l’eccessiva perdita di acqua per evaporazione. Inoltre, le loro radici contribuiscono a drenare aree soggette ad alluvioni assorbendo l’acqua stagnante e scongiurando, di conseguenza, la proliferazione incontrollata di sciami di zanzare. Le dimensioni del tronco e della loro chioma hanno permesso anche di offrire ombra e ristoro ai braccianti durante la stagione estiva.
In questi corridoi ecologici, le specie vegetali erbacee che colonizzano l’area sono prevalentemente le emicriptofite. Fra le molteplici specie, ad esempio, è possibile osservare alcune Apiaceae, Asteraceae, Boraginaceae e alcune geofite utilizzate in cucina, come il lampascione e l’asfodelo mediterraneo, una specie molto apprezzata dalle api e da cui si ricava un miele pregiato. In questi corridoi verdi, trovano spazio anche altri alberi ed arbusti, dall’elevato valore ambientale e officinale, come il pero mandorlino e il biancospino comune.