Agrobiodiversità

I gusti biblici della lenticchia: da Esaù ad Altamura

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Agrobiodiversità

“Volete vivere
sani e felici?
LENTICCHIA in pentola
miei cari amici
Sarete energici
Volenterosi,
sempre pacifici,
giammai nervosi! [...]”

La cultura popolare italiana è ricca di agrobiodiversità. Quadri, racconti, filastrocche, detti e poesie delle tradizioni paesane spesso hanno come protagonisti principali prodotti della terra quali ortaggi, frutti e legumi. Si pensi, ad esempio, al celebre dipinto “Il mangiafagioli” di Annibale Carracci (1540-1609) in cui è rappresentato un contadino che consuma un pranzo a base di ‘fagiolino dall’occhio’, specie tradizionalmente coltivata nella nostra regione.

I versi riportati in apertura sono invece un estratto de “Il piatto di lenticchie di Esaù”, saggio poetico-gastronomico redatto nel 1952 da Don Ciccio di Altamura. Protagonista principale? Ovviamente, la lenticchia di Altamura: prodotto della nostra terra che, dopo aver attraversato un lungo periodo di declino durante l’ultimo trentennio del secolo scorso, ha ampiamente conquistato i mercati nazionali e internazionali, ottenendo definitivamente il riconoscimento di marchio I.G.P. nel 2017. 

Il contributo riporta per intero l’opera di Don Ciccio; la raccomandazione è quella di gustarne ogni singolo verso, perché solo la conoscenza popolare e le opere come quella riportata permettono di tutelare prodotti speciali come la lenticchia di Altamura, salvandoli dal dimenticatoio e riportandoli al centro dell’attenzione dei consumatori.

Immagine di copertina: Esau and Jacob, Matthias Stomer. Fonte: copiadiarte.com.

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